Quando si parla di potere d’acquisto, di norma, si fa riferimento alla moneta. E’ con essa infatti che si compera. Parità di
potere d’acquisto (Ppa), o in inglese purchasing-power parity (Ppp), è dunque il risultato del confronto del potere d’acquisto di due valute quando esso si risolve con una “x” (da intendersi come segno in schedina).
In altre parole, la parità del potere d’acquisto fra due valute è quel tasso di cambio che consente di acquistare l’identica
quantità di cose con un dato ammontare di moneta, indipendentemente dal fatto che esso sia espresso in una divisa o
nell’altra.
Una volta l’anno, l’autorevole settimanale The Economist pubblica la parità di potere d’acquisto fra diverse valute,
calcolandola sulla base di uno speciale paniere, composto da un unico bene, il Big Mac, celeberrimo panino distribuito
in tutto il mondo dalla catena di fast food Mac Donald’s.
Perché il Big Mac? Perché è uno dei pochi beni omogenei a livello mondiale: si può acquistare praticamente ovunque
ed è costituito dagli stessi ingredienti. Prendendo a termine di riferimento il Big Mac non vi è possibilità di falsare le
Ppa: così calcolate, consentono di comperare dovunque lo stesso bene. Se per esempio il Big Mac costasse in Italia 3,5
euro e negli Stati Uniti 3,5 dollari, ciò significherebbe che la parità di potere d’acquisto euro/dollaro calcolata in funzione del “grande” panino è uguale a un dollaro per unità di moneta europea.
A questo tasso di cambio, un’identica quantità di moneta – 3,5 monete da 1 dollaro e 3,5 monete da un euro – compera lo
stesso bene, in Italia e negli Stati Uniti. In particolare, una Ppa pari a 1 euro per dollaro starebbe a significare una sopravvalutazione della nostra moneta, visto che il tasso di cambio attuale si aggira intorno a 1,20 dollari per euro. La divisa nazionale cioè dovrebbe subire una svalutazione di 20 centesimi perché il tasso di cambio eguagli la parità di potere d’acquisto con il dollaro. Se viceversa la Ppa fosse pari a 1,30, l’euro risulterebbe sottovalutato di dieci centesimi.
Parità di potere d’acquisto più “scientifiche” sono determinate dall’Ocse sulla base di panieri ben più nutriti.
La teoria delle parità di potere d’acquisto è sorta originariamente con lo scopo di spiegare l’andamento dei tassi di cambio: l’evidenza mostra tuttavia che nel breve periodo questi variano in funzione di forze completamente diverse. Le Ppa
tornano però utili per tracciare le curve di tendenza di lungo periodo.