Il termine stage deriva dal francese e indica un’esperienza lavorativa in un’azienda per un periodo di tempo limitato.
Lo stage deve essere inteso come un periodo di formazione e apprendimento ed è rivolto a studenti, neo-laureati o chiunque voglia confrontarsi con una realtà professionale nuova, affiancato da un tutor. Può essere promosso da enti pubblici, aziende private o organizzazione no profit e non è necessariamente finalizzato all’assunzione.
Non è un contratto di lavoro
Lo stagista non è da considerarsi un lavoratore subordinato. Non ha diritto a mutua, permessi o contributi previdenziali e non matura ferie. Anche il risarcimento di un rimborso spese è a discrezione dell’azienda, così come orari e eventuali agevolazioni. Per legge lo stage deve avere una durata massima di 6 mesi, rinnovabili fino a un massimo di 12.
C’è chi se ne approfitta
L’azienda, esattamente come lo stagista, può interrompere il rapporto di collaborazione senza preavviso. Questa è un’importante differenza rispetto ai contratti di lavoro, che richiedono un preavviso per il termine del rapporto anche se a volerlo fare è il lavoratore, come spiegato più nel dettaglio in questa guida.
Per l’azienda si tratta di un grosso risparmio in termini economici e burocratici ed è questo il motivo per cui spesso gli stage sono spesso fine a se stessi e si trasformano in occasioni di sfruttamento.