Il posto di lavoro incide molto sulla produttività dei dipendenti, a tal punto da decretare il successo di un’azienda.
Negli ultimi giorni, sulla rete stanno circolando i video degli uffici di Google, sparsi nel mondo. Ne avevo già parlato qualche mese fa, decantando proprio quelli presenti a Milano.
L’ambiente circostante influisce sullo stato d’animo dei lavoratori, motivandoli o meno nel proseguo delle loro attività.
Lo sappiamo benissimo che la maggioranza dei lavoratori, maledice il proprio posto di lavoro. Non sorprende neanche che il numero degli assenteisti negli uffici si sia drasticamente ridotto, dopo il decreto Brunetta.
I dipendenti non amano il proprio lavoro, ma la responsabilità di tale svogliatezza non è imputabile soltanto al lavoratore stesso. Anche i datori, ne sono responsabili.
Google lo ha capito, e in ogni suo ufficio, ha adottato uno stile ed un standard lavorativo originale e stimolante, indipendentemente dagli usi e costumi dei paesi dove è presente.
La convinzione che studiare e lavorare sia noioso
Ambienti creativi, accoglienti, stimolanti e soprattutto divertenti sono i segreti dell’incremento della loro produttività.
Sin da bambini, siamo stati abituati a credere che lo studio ad esempio, sia una pratica noiosa e priva di divertimento. Sono convinzioni che nel tempo ci siamo portati dietro, dalla scuola all’ufficio.
Se a tutto ciò, aggiungiamo anche l’incapacità stessa – delle aziende o dei datori – di creare un ambiente stimolante, diveniamo facilmente vittime dello stress da lavoro.
Quando un posto di lavoro è tutt’altro che stimolante
Dopo la mia esperienza presso la multinazionale – dove ho lavorato per sette anni – trascorsi sei mesi presso un’altra azienda, prima di divenire un libero professionista.
La mia postazione in ufficio, era dietro un angolo buio e distante dagli altri colleghi. Davanti a me avevo soltanto il monitor del computer ed una parete con la stampa in bianco e nero di un enorme orologio.
Alle mie spalle, una porta in ferro ci separava da una gelida stanza, dove venivano custoditi i server di tutti gli uffici, con un condizionatore perennemente accesso anche di inverno, per evitatarne il surriscaldamento.
Da sotto la porta passava uno spiraglio d’aria fredda che sbatteva direttamente sulla mia schiena, ogni giorno per ben otto ore.
Durante la pausa, mentre i responsabili – che abitavano a pochi metri dal posto di lavoro – se ne andavano a pranzo a casa, io e gli altri colleghi eravamo costretti ad uscire dall’ufficio anche quando pioveva e le temperature erano prossime allo zero.
L’ufficio non era a norma. Non c’era un’uscita d’emergenza, il bagno era ad un paio di metri da me (puoi immaginarti gli odori che emanava) e la fotocopiatrice alle nostre spalle – perennemente in azione – non era riposta in un’apposita stanza, come le normative sulla sicurezza stabiliscono.
Ora, non c’è da stupirsi, se tutti i loro ex dipendenti – nonostante la proposta di un aumentato dei salari – se ne siano andati senza pensarci neanche un secondo.
In questo caso, non parliamo di denaro, ma di posti di lavoro ideali, dove lavorare serenamente e dove poter crescere professionalmente.